Thursday, December 01, 2005

Romano d'Ezzelino. Bonus per il secondo figlio solo per veneti e per gli italiani residenti da almeno 5 anni

Avranno 450 euro le coppie con uno dei due coniugi residente nel Comune da almeno cinque anni
A Romano d’Ezzelino in provincia di Vicenza una delibera approvata dall’amministrazione municipale il 3 novembre scorso prevede un bonus di 450 euro per la nascita, nel 2005, del secondo figlio o l’adozione del primo alle coppie nelle quali almeno uno dei coniugi risieda nel comune da non meno di cinque anni. Ma solo per i cittadini veneti ed italiani.
Destinataria del bonus, in base ai calcoli dell’opposizione, sarà un’ottantina di famiglie del comune, che conta oltre 14 mila residenti, mille dei quali extracomunitari.
A difendere senza mezzi tentennamenti la delibera è il sindaco Rosella Olivo. «Gli extracomunitari hanno già molte agevolazioni a Romano d’Ezzelino - spiega - perché usufruiscono di alcuni servizi che non riescono a pagare, come nel caso dell’asilo nido». Agli immigrati - ricorda ancora - vengono già elargiti dei sussidi per far fronte alle situazioni di disagio. Il bonus, che secondo il primo cittadino ricalcherebbe a grandi linee quello previsto dal ministro del welfare, vuole essere - sottolinea Olivo - un regalo «elargito a coloro che in questa società hanno ancora il coraggio e la responsabilità di mettere al mondo dei figli». Anche per l’esclusione degli italiani residenti da meno di cinque anni il sindaco ha pronta una spiegazione. «Chi ha permesso lo sviluppo economico di Romano? Chi vi lavora da molto tempo - sottolinea - chi vi vive e ha costruito la propria famiglia da tempo: bisogna conoscere bene la nostra particolare realtà per capire». Una realtà - aggiunge - fatta di un quartiere-dormitorio abitato da persone che a Romano d’Ezzelino restano per poco tempo, qualche volta solo dei mesi. «Non sarebbe giusto - rileva il sindaco - dare anche a loro il bonus». Rintuzzate le polemiche, il sindaco parte al contrattacco: «ad essere discriminati - dice Olivo rispondendo alle accuse della Cgil di Vicenza - in questi giorni sono i cittadini italiani, in tutti i sensi; per qualunque atto si compia prima si pensa agli extracomunitari». «Questi si comprano l’appartamento a Romano d’Ezzelino - afferma - e poi hanno la pretesa che l’amministrazione municipale paghi la rata del mutuo quando non ce la fanno. E’ mai possibile?». Ma non è solo la questione abitativa a far arrabbiare il sindaco nei confronti degli immigrati che risiedono nel comune: «solo loro si permettono di entrare nella mia stanza per le loro rivendicazioni - conclude Rosella Olivo - senza neppure bussare. Basta, è ora di finirla».

Friday, November 25, 2005

Scalfaro contro i veneti di Lamòn

«Le gente di Lamon è rimasta male » conferma Renzo Poletti del comitato referendario «e io stesso non mi sarei aspettato da lui un giudizio del genere». Sorprende ma non più di tanto la reazione stizzita e superficiale dell'ex presidente Scalfaro in merito alla vicenda di Lamòn, comune veneto che ha deciso di chiedere l'annessione al Trentino.
Ma le parole di Scalfaro, che non è mai stato troppo amato ne a Lamòn ne nel resto del Veneto, nno intaccano le ragione delle proposte del comitato: il Trentino è una regione in grado di creare opportunità economiche sul territorio tali da permettere ai giovani di scegliere di continuare a vivere nel loro paese.
Intanto, martedì è stato spedito al ministro dell'interno Pisanu un memoriale che illustra le ragioni che spingono Lamon a chiedere l'annessione al Trentino e che riassume le tappe che hanno portato al referendum del 30 e 31 ottobre scorsi. Lo stesso memoriale, che servirà al ministero per predisporre il disegno di legge, è stato inviato anche all'onorevole Marco Boato, della Commissione affari costituzionali, e verrà trasmesso ai consigli regionali delle due regioni interessate.

Friday, November 18, 2005

Si riunisce a Bento Gonçalves la Consulta dei Veneti nel Mondo


La nuova Consulta dei Veneti nel Mondo si riunirà a Bento Gonçalves il 20 e 21 novembre, sotto la presidenza dell’assessore regionale alle politiche dei flussi migratori Oscar De Bona. “Per la Consulta, chiamata a elaborare le proposte degli interventi a favore dei Veneti all’estero – sottolinea De Bona - è significativa la scelta di un’area a grande prevalenza di cittadini di origine veneta. In tal modo, la Regione del Veneto si unisce idealmente a tutti coloro che in un periodo carico di problemi sono stati costretti ad emigrare e, nel contempo, partecipa con orgoglio al riconoscimento del progresso economico e sociale del Paese, ottenuto con il concorso determinante dell’intelligenza, dell’ingegno e del lavoro dei nostri concittadini e delle loro famiglie”. La Consulta è un organismo previsto dalle norme a favore dei Veneti nel mondo (legge regionale n. 2/2003) che prevede anche agevolazioni per il loro rientro. Viene convocata almeno una volta all'anno e ha il compito di formulare proposte per la predisposizione del programma annuale degli interventi della Regione. La Consulta, nella prima riunione, dovrà eleggere al proprio interno un vicepresidente scelto tra i membri che sono Giorgio Beghetto per la Federazione dei Clubs e delle Associazioni Venete dell'Ontario (Canada), Gioacchino Bratti per l’Associazione Bellunesi nel Mondo, Piergiorgio Cappellotto per la Federazione delle Associazioni Venete del Victoria (Australia), Richard Cavallin per la Federazionela Federazione delle Associazioni Venete del Quebec (Canada), Giuseppe Fin per la Federazione Veneta del New South Wales (Australia), Luciano Lodi per il Comitato delle Associazioni Venete Emigranti in Svizzera, Aldo Lorigiola per l’ANEA, Massimo Mariotti per il CTIM, Ricardo Merlo per il Comitato delle Associazioni Venete dell'Argentina, Mario Marcello Paggetta per l’Associazione Padovani nel Mondo, Vasco Rader per l’Associazione dei Veneti in Sudafrica, Bruna Saccardo Spinelli per la Federazione delle Associazioni Venete dello Stato di San Paolo (Brasile), Luciano Sacchet per il Comitato delle Associazioni Venete in Uruguay.

Saturday, November 12, 2005


Il referendum di Lamon ha ottenuto il benestare della Corte di Cassazione. Il verdetto è stato favorevole, visto che non sono state riscontrate anomalie di alcun genere nel modo in cui è stato condotto il referendum.
Ora si attende la pubblicazione dell'esito del referendum sulla Gazzetta ufficiale. Da quel momento cominceranno a decorrere i 60 giorni di tempo nell'arco dei quali il Ministero dell'interno deve elaborare il disegno di legge per la modifica dei confini regionali da presentare alla Commissione affari costituzionali della Camera, che ne inizierà la verifica.



Da il Gazzettino
Sabato, 12 Novembre 2005

QUANDO IL NORDEST SI CHIAMAVA TRE VENEZIE
di SABINO ACQUAVIVA

Qualcuno ricorda le carte geopolitiche dell'Italia di cinquanta anni or sono? In quelle carte era indicata, al Nord-est, una macroregione chiamata Tre Venezie che comprendeva La Venezia Tridentina, la Venezia Giulia e il Veneto. In quegli anni l'area non aveva reali poteri politici o di altro tipo, era soltanto l'espressione di una unità culturale di tre regioni italiane.
Dopo la guerra quell'unità fu frantumata da politici e amministratori che vollero lasciarsi alle spalle la storia. D'altronde quella regione aveva già perduto da lungo tempo la Dalmazia, salvo Zara, e dopo l'ultima guerra anche l'Istria.
E' rimasta un'unità culturale e in parte linguistica che ha superato ogni evento storico. Alcuni anni or sono andai in Istria e in Dalmazia per un servizio televisivo ritrovando alcune commoventi tracce del passato, di una lingua veneta ormai quasi scomparsa. Erano, quelli e i precedenti, anni in cui i nostri amministratori pensavano ai gemellaggi con Los Angeles dimenticando che esistevano Pola, Fiume, Zara, Spalato, come d'altronde Ajaccio e Bastia di Corsica.
Tutto questo mi è tornato alla mente quando ho letto dei comuni che vogliono lasciare il Veneto per entrare nel numero dei privilegiati che fanno parte di una delle due regioni a statuto speciale Trentino Alto Adige, l'ex Venezia Tridentina, e Friuli Venezia Giulia. Di qui la proposta di fondere il Trentino Alto Adige e il Veneto. Dietro tutto questo, mi sono detto, ci sono anche dei banali, o forse non banali, interessi economici locali.
Ma perché non volare più alto? Perché non puntare a una macroregione che comprenda lo spazio di quella cultura antica sintetizzata geograficamente dalle Tre Venezie? La regione sarebbe ben diversa dalle altre regioni italiane, al suo interno si assisterebbe a un ricco confronto fra le diverse lingue, italiano, veneto, friulano, sloveno, tedesco, che si parlano al suo interno.
In un ambito così ampio sarebbe tutelata la lingua veneta parlata anche in quella parte dell'Istria che è rimasta italiana, sarebbero difesi il ladino dell'Alto Adige e del Friuli e il tedesco del Tirolo italiano. Inoltre, si potrebbe pensare anche ad una successiva fusione con il Tirolo austriaco in funzione di una maggiore tutela del Sudtirolo e nel quadro di una visione di maggiore respiro dell'Europa intera.
In conclusione, lasciando per un momento da parte gli interessi economici locali di comuni che vogliono passare da una regione all'altra, pensiamo al futuro di una grande regione, al centro della quale c'è pur sempre una città di interesse mondiale come Venezia.
Si tratterebbe di una regione che, visto il prestigio culturale del suo centro, vista la dinamicità economica, il collocamento geografico, la presenza di più lingue e culture, potrebbe essere un esempio organizzativo per l'intera Europa. O vogliamo continuare a coltivare i nostri ristretti campicelli culturali, linguistici, economici? No, credo sia la strada sbagliata.
Cerchiamo di volare alto, anche formulando programmi e progetti che possono rasentare l'utopia.Durante quel viaggio in Dalmazia la troupe arrivò alle Bocche di Cattaro, l'ultima base militare adriatica ai tempi della repubblica di Venezia, dove alla caduta della repubblica il gonfalone fu seppellito sotto l'altar maggiore del duomo di Perasto dal gonfaloniere di San Marco che pronunciò una allocuzione rimasta famosa.
Un prete slavo conservava in un piccolo museo i ricordi delle diverse epoche della storia di quella regione. Parlava croato, italiano e veneto e per me era il simbolo della possibilità di diventare più maturi, più europei, e di integrare, nell'Unione Europea e nelle sue macroregioni il passato e il futuro della nostra patria, l'Europa.

Sabino Acquaviva

Friday, November 04, 2005

allarme bomba a Cittadella

Allarme bomba nella tarda serata di ieri a cittadella (PD). Una valigia abbandonata ai margini della strada vicino ad una fermata dell'autobus è stata notata dai passanti che hanno avivsato le forze dell'ordine. Gli artificieri, dopo aver fatto circoscrivere l'are,a hanno fatto saltare la valigia (rivelatasi innocua) con una carico dell'esplosivo.

No alla TAV

Il tunnel di Vicenza non c’è più, rinviato a data da destinarsi? Allora manca anche quell’unico... sotterfugio per cui si era arrivati a dire di sì: ''A queste condizioni torniamo al messaggio di sempre: l’Alta velocità, supposto che si sia dimostrato che serve davvero, non può passare di qui''.
I sindaci vicentini della Conferenza permanente dei Comuni interessati dal tracciato dell’Alta velocità tornano a innalzare la bandiera del “no”.
Ogni Consiglio comunale sta approvando - per l’ennesima volta in questa lunghissima vicenda - una delibera che fa la storia del progetto dell’Alta velocità e delle critiche da sempre sollevate dai Comuni vicentini, e in sostanza esprime il suo “no” a quel progetto che sta maturando nelle stanze romane. I sindaci della Conferenza dicono che occorre prima di tutto valutare la cosiddetta “opzione zero”, e cioè dirottare i fondi per l’Alta velocità su un potenziamento-ammodernamento della rete ferroviaria attuale, con sfruttamento del corridoio ferroviario che già c’è nel Basso Veneto per creare la “linea merci”. Ma comunque sia, “se proprio si deve fare” questa Alta velocità, anche con la prospettiva sempre più fumosa di un tunnel a Vicenza i sindaci non ci stanno più. ''Quel tracciato attraversa interi centri abitati, creando impatto e danni enormi senza dare alcun vantaggio alle nostre comunità. A queste condizioni meglio che pensino a passare altrove.

fonte http://ilfaro.e20x.com/index.asp

Thursday, November 03, 2005

ALPE ADRIA, polemiche in Croazia


In Croazia scoppia una bufera politica dopo l'incontro ufficiale sulla creazione della nuova struttura transfrontaliera, tra Austria, Italia, Croazia e Slovenia. Parte dei politici e dell'opinione pubblica croata non vedono di buon occhio la decentralizzazione del paese.

“Venezia e Trieste ci sono più vicini di Zagabria”, “Se potessimo lavorare meglio con Trieste o con Venezia, lo faremmo più volentieri che lavorare male con Zagabria”, “La verità della vita quotidiana è che i cittadini dell'Istria vanno più spesso a Venezia e a Trieste che a Osijek e a Dubrovnik”. Sono le parole che negli ultimi giorni - spiegando l'iniziativa per la formazione della Euroregione Alpe-Adria – sono state pronunciate dai due prefetti croati, Zlatko Komadina e Ivan Jakovcic. L'euroregione menzionata, che comprenderebbe il territorio della contea litoraneo-montana e della contea istriana in Croazia, attraverso zone della Slovenia, fino a Koruska in Austria e al Friuli Venezia Giulia in Italia, ha suscitato in Croazia una notevole tempesta politica.

La prima riunione dei rappresentanti delle regioni sunnominate, tenutasi recentemente a Passariano vicino a Udine, durante la quale si è discusso sul fatto che la menzionata euroregione potrebbe persino avere un proprio parlamento e un proprio governo, ha suscitato una notevole confusione nella Zagabria ufficiale. Siccome l'intera faccenda è accaduta solo due settimane dopo che la Croazia ha finalmente avuto il via libera per le trattative sull'ingresso nell'Unione europea, il premier Sanader ha cercato di reagire in modo placato e diplomatico.

Il governo di Zagabria è molto sensibile all'iniziativa regionale, così le richieste per una maggiore autonomia di alcune regioni di regola hanno incontrato un severo atteggiamento da parte del governo. Nonostante siano cambiato le cose dai tempi del primo presidente croato Franjo Tudjman, Zagabria non mostra ancora una sensibilità verso le idee che vertono sul bisogno di creare alcune regioni all'interno della Croazia, al posto dell'attuale sistema sgretolato basato su 21 contee.

Il grande centralismo del paese dove tutto viene deciso a Zagabria, dove è concentrato non solo il potere politico ma anche il potere economico, suscita un grande malcontento nelle altre parti della Croazia, in modo particolare nelle sedi delle regioni, come quella di Istria-Fiume, della Dalmazia o della Slavonia. Tale regioni invece non sono nemmeno formalmente riconosciute, ma sono sgretolate e tagliate dalle contee, e il loro potere economico è insignificante.
Alcuni analisti, però, credono che le dichiarazioni dei due prefetti croati, le cui contee, insieme alla città di Zagabria, appartengono alle zone più sviluppate della Croazia, siano state radicalizzate volutamente, in particolare per quanto riguarda quella parte sulla maggiore prossimità con Venezia e Trieste rispetto Zagabria. Con ciò loro hanno voluto inviare proprio a quella Zagabria un messaggio, secondo il quale la maggiore autonomia per la quale si impegnano potrebbe soltanto diminuire tale “lontananza” da Zagabria.


Wednesday, November 02, 2005

Galan rilancia e accelera sulla "annessione" del Veneto

Giancarlo Galan fa sul serio.quando parla di annessione del Veneto al Trentino Alto Adige. Nella riunione di giunta, il governatore di Forza Italia proporrà di affidare un incarico ufficiale a un qualificato gruppo di costituzionalisti per elaborare il documento da sottoporre poi al Consiglio regionale. Il testo che uscirà dalle riunioni dei giuristi dovrebbe aprire la procedura per l'unificazione delle due regioni.
Le reazioni politiche non si fanno attendere. Fabrizio Comencini, leader della Liga Fronte Veneto lancia la campagna per la raccolta di 50.000 firme per un progetto di legge popolare per dare al Veneto un'autonomia sul modello trentino.
Luca Zaia
, della Lega Nord dichiara che
"se avessi votato a Lamon, avrei scelto anche io di pasare con il Trentino: esclusivamente perche' quel voto ha un significato profondo in quanto esprime la volonta' di autonomia e federalismo che in realta' sta a cuore a tutti i veneti". Secondo Piccolo dell'Unione di Centro del Veneto ''oggi emerge la questione di un nuovo assetto costituzionale dell'intero nostro paese e la necessita' di un progetto politico che miri a riportare sullo stesso piano di autonomia tutte le Regioni. In caso contrario si giustificherebbe l'arrembaggio dei vari movimenti che reclamano la richiesta di statuti speciali: lo sfaldamento amministrativo della nostra struttura istituzionale locale ne sarebbe la conseguenza, come gia' sembrano anticipare le cronache di questi giorni''.
Secondo Guido Trento della Margherita
"Lamon ha scelto di passare con il Trentino, ma in Provincia di Belluno ci sono altri 43 Comuni della corona alpina che sono attraversati da un profondo disagio e nei quali sta crescendo un sentimento contro la politica della Regione Veneto che puo' portare anche a scelte radicali''.

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